- L’Amore che non muore - Nerina si guardò attorno, frastornata. Si era svegliata, in pieno giorno, in un prato. Un posto che non conosceva, dove non ricordava come fosse arrivata. Cercò di tornare a casa, muovendosi, disorientata e confusa, da un lato all’altro di quel luogo sconosciuto. Finché si addormentò, nonostante il chiarore, benché non fosse stanca. Si risvegliò che era ancora giorno e si riaddormentò, con la stessa luce, dopo aver vagato, nuovamente, alla ricerca della via, senza che avesse né fame, né sete. Fu così anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Fino a quando, sopraffatta dal senso di impotenza, Nerina si abbandonò a quel tutto immutabile che la circondava, così da diventarne parte ella stessa. Quando si svegliò, finalmente acquietata, si guardò di nuovo attorno, come la prima volta. L’erba era rigogliosa, gli alberi grondanti di frutta, gli arbusti ricolmi di bacche. E, nell’aria mite, risuonava, melodioso, il silenzio. Nerina era lì, ad aspettare il nulla...
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