Il Matriarcato

- Il Matriarcato -

 

Mio padre è stato un uomo buono, perché non ha mai picchiato mia madre, la quale è stata una donna cattiva, perché ha sempre sgridato mio padre.

Mia madre è stata una donna buona, perché non ha mai picchiato mio padre, il quale è stato un uomo cattivo, perché non ha mai sgridato mia madre.

Lui non ha picchiato lei, che non ha picchiato lui, buono lui, buono lei.

Lei ha sgridato lui, che non ha sgridato lei, cattiva lei, cattivo lui.

Eppure, se qualcuno mi dovesse chiedere dell’uno e dell’altra, d’acchito, direi di mia madre che è stata una ‘strega’ e di mio padre che è stato un ‘santo’.

Lui, un marito che non si è mai permesso di discutere le decisioni che la moglie prendeva, fuori e dentro casa.

Lei, una moglie che zittiva il marito prima ancora che aprisse bocca.

Lui che parlava di quieto vivere, al solo accennarsi di un litigio, e lei che minacciava venti di guerra, al primo sentore di timido dissenso.

Ora, tornando, un attimo, indietro. Siamo sicuri che non picchiare la propria moglie faccia di taluno un uomo buono?

Se è inconfutabile che picchiarla sia un disvalore, siamo allo stesso modo certi che non picchiarla, di contro, sia un pari valore di segno opposto?

In una scala di valori, nella quale poniamo che picchiare la propria moglie valga ‘meno uno’, non picchiarla vale ‘più uno’ o, piuttosto, vale ‘zero’?

Dove lo zero sta per la normalità, che è esso stesso un valore, che si pone, però, in quanto già acquisito dalla società, al centro degli assi cartesiani, attorno al quale, poi, quella società misura i suoi successivi gradi di sviluppo.

Pensiamo all’Abruzzo contadino di inizio novecento, nel quale, probabilmente, ancora non era scontato pretendere che un marito non picchiasse la moglie, ma era sufficiente che non la picchiasse troppo forte. Lì, sì, che non picchiarla costituiva un valore ulteriore, un ‘più uno’, laddove il disvalore stava nel picchiarla a sangue e il punto zero nel non farlo troppo forte.

Mio padre, dunque, se è stato un uomo buono, non lo è stato, certo, perché non ha picchiato mia madre. Lo sarebbe stato, fosse nato all’epoca del mio bisnonno.

Poi, va da sé, chiarisco il superfluo, che trattasi di semplificazione, poiché non è detto che Pacciani picchiasse la moglie, ma, anche se così non fosse stato, non sarebbe assorto, comunque, al rango di uomo buono.

Mio padre era buono, perché era un uomo, fondamentalmente, mite, che cercava di evitare la guerra, che mia madre, cattiva, si andava a cercare.

In termini geopolitici, si potrebbe dire che lei, impregnata di anti americanismo, incarnasse, paradossalmente, quel modello di risoluzione delle controversie, e che mio padre facesse la parte dell’Italia, senza mai nemmeno un sussulto d’orgoglio di una Sigonella di Craxi.

Mio padre è stato un uomo buono, perché a noi figli ha dato fiducia. Mia madre una donna cattiva, perché poco mancava che scegliesse, lei per noi, anche la fidanzata o il fidanzatino.

Mia madre è stata una donna buona, perché se c’era un bullo che ti voleva picchiare, lei correva a picchiare lui, la mamma, il papà e tutto il parentado. Mio padre un uomo cattivo, perché, il più delle volte, non sapeva nemmeno dove fossimo.

Buono lui, cattiva lei, buona lei, cattivo lui.

Due mondi a confronto, che faccio fatica a capire come abbiano potuto solo immaginare di fondersi in una coppia. In effetti, però, non credo, nemmeno, che lei ci abbia mai provato, se non, al più, immaginando una fusione per incorporazione, che, infine, c’è stata, complice la malattia di lui. Durante la quale, lei, indiscussa padrona di casa, vestì, per lunghi anni, i panni di una discreta infermiera e di un’ottima oss. Riscattando, ampiamente, nella cattiva sorte, gli anni trascorsi con lui nella buona.

Adesso mio padre è in Paradiso. Un genitore, si sa, da morto, salvo che non sia stato un mostro, diventa, (quasi) sempre, buono e bravo per un figlio, che non debba usarlo come alibi dei propri fallimenti. Potrei, dunque, sembrare indulgente con lui. Posso dire, però, che di mia madre non penserei la stessa cosa. Io e lei, il Paradiso, dobbiamo ancora giocarcelo e non è detto che ce la faremo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

L'Amore che non muore

Germogli

Amore Infedele